Envisioning by design: come immaginare e dare forma alle città del futuro (e alle persone e comunità che le abiteranno)  

Il design aiuta a dare forma a futuri desiderabili per le città, concentrandosi sulle relazioni e i legami tra le persone che le abiteranno. Gli insight dagli eventi organizzati da logotel per la Milano Green Week.

Workshop Envisioning Lab Milano 2040 presso Logotel

Immaginate di essere a Milano nel 2040. Tutti gli edifici della città – incluse le terrazze del Duomo – sono ricoperti da pannelli solari che, grazie a nuovi materiali, sono in armonia con l’estetica cittadina.

I Navigli sono navigabili e balneabili. In Darsena le persone d’estate si fanno il bagno per sfuggire al caldo estivo, più sopportabile rispetto agli anni precedenti per effetto della piantumazione di migliaia di alberi e della messa a dimora di nuovo verde pubblico.

Le persone si spostano per lo più in bici. È l’effetto di politiche cittadine che hanno potenziato le corsie ciclabili, ridotto al minimo il parco auto circolante e previsto incentivi per l’acquisto di bici elettriche e tradizionali.

La città vive in armonia tra passato, presente e futuro. Nuove politiche abitative hanno finalmente ribaltato la proporzione tra edilizia a libero mercato ed edilizia convenzionata, abbattendo i costi degli affitti e delle case in vendita. Le istituzioni educative erogano ormai attivamente programmi di lifelong learning a tutte le generazioni, riducendo i gap culturali e legati all’adozione di nuove tecnologie.

Il modello decentrato di città a 15 minuti è ormai rodato, e ha alimentato un nuovo senso di comunità tra le persone che abitano i diversi quartieri. Piazze, associazioni di quartiere, spazi autogestiti fanno da sfondo a scambi reciproci e alimentano relazioni e legami di valore tra le persone.

Milano è ormai da anni in cima alla classifica delle città smart, ma la novità è che guida anche le graduatorie delle città più felici e con il miglior clima.

Fantascienza? No, è solo immaginazione. Che però è sempre il primo passo per far iniziare ogni trasformazione.

Urban futures: envisioning by design ed envisioning lab: gli eventi logotel per la Milano Green Week

Il futuro di Milano e in generale delle città e il ruolo del design nel dare forma a questo futuro sono stati i temi al centro dell’evento ospitato dalla Independent design company logotel nei propri spazi in occasione della Milano Green Week, manifestazione diffusa organizzata con il patrocinio del Comune di Milano.

Ogni anno la Green Week racconta l’impegno di cittadini, associazioni, enti e aziende che lavorano per una città attenta ai temi ambientali, alla cura del verde e che metta al centro il benessere delle persone. Tra queste realtà da ormai due anni c’è anche logotel, che da sempre mette persone e comunità al centro del proprio approccio progettuale e dal 2024 è diventata società benefit.

Il tema della Green Week di quest’anno era la città come laboratorio della transizione ecologica. Un argomento di cui logotel ha voluto discutere assieme a diversi attori del proprio ecosistema che hanno un ruolo di primo piano nella trasformazione delle città in ottica sostenibile:

L’evento ospitato in logotel è stato suddiviso in due momenti. Il primo dal titolo Urban futures: Envisioning by design; un talk per riflettere sul ruolo del design per generare impatti concreti sulle città del futuro. Il secondo intitolato Envisioning lab: Cronache da Milano 2040; un workshop collaborativo per immaginare la vita quotidiana nella Milano del 2040 in diversi ambiti: dalla mobilità all’abitare, dall’educazione all’innovazione.

Co-design urbano: equilibrio tra individui e comunità

Tanti gli insight emersi dai due diversi momenti. Il talk è stato aperto da alcuni dati condivisi da Silvia Magnanini, Senior PM & Service designer logotel e moderatrice del panel, che ha voluto sottolineare il ruolo da protagoniste – in positivo e in negativo – delle città nel presente e nel futuro.

Da un lato c’è l’inarrestabile tendenza all’urbanizzazione, con circa 7 abitanti su 10 del pianeta che vivranno in città entro il 2050. Dall’altro, c’è il peso sempre maggiore che le aree urbane hanno sia rispetto al Pil globale – qui il tema è l’accentramento di ricchezza, ma anche le disuguaglianze e la sostenibilità delle attuali modalità produttive e lavorative –, sia rispetto alla produzione di Co2.

A seguire, i diversi partecipanti hanno condiviso le proprie visioni sul futuro della città.

Silvia Tracchi, Corporate Marketing, Communication and Events Director dell’Università Bocconi, ha auspicato che in futuro le città vengano disegnate non per i cittadini ma con i cittadini, in modo tale che ogni metro quadro possa diventare un momento di condivisione.

La riflessione personale di Silvia Tracchi ha poi toccato un tema spesso dimenticato quando si parla di futuro della città: la preservazione della memoria. Per farlo, Tracchi ha fatto ricorso a una citazione letteraria raccontando di Zaira, una delle città immaginate da Italo Calvino nel suo libro Le città invisibili. Zaira è la città che vive e si alimenta della sua memoria. Un esempio che anche una Milano che corre verso il futuro dovrebbe seguire.

Matteo Brambilla, co-founder di FROM, ha invece sottolineato come ogni città sia attraversata da diverse tensioni. Può prevalere la visione di una città al servizio dell’individuo, magari un pendolare che lavora in centro ma vive altrove, o una città che mette in primo piano la dimensione dei legami comunitari. E, a seconda che a prevalere sia una spinta piuttosto che un’altra, la città assumerà una determinata forma: acropoli, contrada, irregolare o leggera.

Per Matteo Brambilla, la sfida per la città del domani è quindi quella di cercare un equilibrio tra l’essere a servizio dell’individuo e il preservare forme comunitarie e di società.

Dei confini della città ha invece parlato Daniele Tamborini, founder della startup RD-29, ricordando come Milano continui a estendersi anche fuori dai propri confini, dove c’è un un’area rurale che continua a essere influenzata dalla città e dove sorgono start-up che fanno innovazione, imprese, dove vivono professionisti che hanno un forte legame con la metropoli.

L’invito di Tamborini è pensare a una città-organismo, che riflette sempre di più su ciò che c’è anche al di fuori dei propri confini.

Il ruolo del design per l’envisioning delle città

Come si può dare forma al futuro delle città? È questo uno dei principali compiti del design.

Per chi progetta servizi ed esperienze, come i designer che lavorano in logotel, interrogarsi sul futuro delle città significa soprattutto cambiare prospettiva e immaginare chi vivrà in questi spazi. Come ha spiegato Tiziana Cardile, Head of Creative logotel, “il design ha il ruolo e la responsabilità di aiutare e far vedere futuri possibili e desiderabili a chi abita le città – individui e comunità. Ha la capacità di modellizzare i bisogni che cambiano, dare loro una forma, facendoli evolvere nel tempo”.

Anche l’envisioning in logotel non può prescindere dalle persone e dalle comunità che esse abitano. L’approccio People & Community driven si combina con il metodo progettuale della design company, l’Impact design, che permette di abilitare persone, organizzazioni, ecosistemi all’innovazione e a comportamenti nuovi, entrando nel merito di ciò che le motiva, allenando nuove sensibilità e nuovi spazi interpretativi.

L’Impact design è un processo circolare e iterativo, potenzialmente infinito. Si inizia con il vedere il problema, la situazione da punti di vista diversi per definire la direzione e dare forma al senso, al “centro di gravità”. Si procede col dare forma a contesti abilitanti per agire e realizzare le idee di ecosistemi di servizi, esperienze, piattaforme, scelte. E poi si accompagnano e animano gli scambi nel quotidiano.

È così che i futuri desiderabili prendono forma e diventano possibili.

Il potere dell’immaginazione come leva per la trasformazione

Il design aiuta dunque a dare forma all’immaginazione, che resta però sempre il primo passo per poter avviare una trasformazione.

Un vecchio slogan sessantottino ripreso dal filosofo Herbert Marcuse celebrava l’immaginazione al potere. Adesso, in un momento in cui a livello politico, geopolitico ed economico sembra non esserci più spazio per immaginare futuri altri da quelli infausti a cui l’umanità sembra essere condannata, è importante dare sempre più potere all’immaginazione.

Per Ana Luiza Magalhães, co-leader di Climate designers Milan, “l’immaginazione è ciò che trasforma l’impossibile in possibile e l’invisibile in visibile. Immaginare insieme ha sempre spinto le comunità a cambiare e a reinventarsi. Non esistono realtà nuove né realtà migliori senza immaginazione”.

Ed è proprio allenarsi a immaginare futuri diversi l’obiettivo del workshop collaborativo Envisioning lab: Cronache da Milano 2040, co-progettato da Ana assieme a Carolina Cardoso (co-leader di Climate Designers Milan), Giovanni Luca Molinari (Project Manager Design & Sustainability Expert logotel) e Andrea Taverna (Senior PM & Learning designer logotel).

I partecipanti sono stati invitati a immaginare la Milano del futuro inserendo i propri spunti relativi a sei tematiche: educazione, resilienza climatica, edilizia e politiche abitative, sport e divertimento, energia e tecnologia, mobilità.

L’idea era provare a comporre insieme un magazine che raccontasse la vita quotidiana della Milano 2040 e gli spunti emersi sono tanti:

  • sul fronte dell’energia, le proposte rivelano una città dove ogni superficie diventa generatrice di energia pulita e condivisa tra cittadini: dai tetti ricoperti di pannelli solari ai pavimenti che generano energia;
  • per migliorare la resilienza climatica urbana, i suggerimenti vanno dal ricoprire le superfici cittadine con muschio – sulla scia di un progetto di calcestruzzo biorecettivo raccontato dalla start-up RD-29, vincitore della call for ideas di Kerakoll – all’incrementare, nel numero e nella fruibilità, le aree verdi cittadine;
  • per quanto riguarda l’intrattenimento, le proposte sono di incentivare la dimensione di quartiere con più tornei sportivi, incrementare il numero di piscine pubbliche e rendere i Navigli balneabili e accessibili a tutti;  
  • sul fronte educativo, molte proposte vertono sulla necessità di inserire nei programmi scolastici temi come l’educazione emotiva, l’educazione ambientale, i principi del paradigma rigenerativo oltre che una rieducazione al senso civico che si sta perdendo. Le richieste di educazione personalizzata e continua testimoniano una visione dell’apprendimento come processo continuo e accessibile, dove tecnologia e inclusione sociale si fondono;
  • la mobilità, per molti dei partecipanti, significa soprattutto ridurre il numero di auto inquinanti in circolazione privilegiando percorsi pedonali, ciclabili e il potenziamento dei mezzi pubblici per collegare meglio la città con le sue periferie;
  • sul fronte delle politiche abitative, infine, emerge chiaramente la voglia di maggiore comunità e condivisione: co-housing, co-working e community hub sono alcuni dei suggerimenti, assieme alla scelta di tecniche costruttive più sostenibili (bioedilizia) per gli edifici della Milano che verrà.

L’esercizio ha dimostrato come l’immaginazione collettiva possa generare visioni concrete e realizzabili, dove sostenibilità ambientale, inclusione sociale e innovazione tecnologica convergono in un futuro urbano desiderabile e possibile.

In conclusione: il design rende possibili le città invisibili

Restituire potere all’immaginazione è il primo passo per dare inizio a trasformazioni che possano portarci a un futuro diverso, migliore di quello che a volte ci appare – o ci viene fatto apparire – come un destino ineluttabile. E vale anche per le nostre città.

Chiedersi “cosa succederebbe se” è un atto creativo che trova il suo apice nell’infanzia, ma che come suggeriscono diversi esperti – tra cui Rob Hopkins, autore di un testo dal titolo Immagina se… Libera il potere dell’immaginazione per creare il futuro che desideri – può diventare anche in età adulta la leva per generare enormi cambiamenti.

Per dare forma a questa trasformazione è però fondamentale il ruolo del design, con la sua capacità di mettere assieme punti di vista e prospettive differenti, modellizzare e prototipare soluzioni condivise, abilitare relazioni e legami tra tutti gli attori dell’ecosistema cittadino.

L’immaginazione è il punto di partenza necessario. Fare envisioning by design, per citare ancora una volta Calvino, può trasformare davvero le città invisibili in città possibili.