Dagli agenti nel retail alle scoperte scientifiche autonome: 10 previsioni sull’intelligenza artificiale per il 2026

Agenti AI che rivoluzionano il retail. Ricerche scientifiche completate autonomamente dall’intelligenza artificiale. Videogiochi e film generati dall’AI che conquistano il pubblico. Cosa ci riserva il 2026?

Quali saranno i principali progressi nel campo dell’intelligenza artificiale nei prossimi 12 mesi?

La velocità con cui l’AI evolve rende difficile fare previsioni affidabili. Ma in questo flusso continuo di innovazione ci sono alcune bussole che si sono dimostrate più utili di altre per comprendere la traiettoria di queste tecnologie trasformative.

È il caso dello State of AI report pubblicato da Air Street Capital, fondo di venture capital specializzato in investimenti su aziende AI-first, cioè che hanno l’intelligenza artificiale come elemento fondante del loro modello di business.

Il rapporto, giunto nel 2025 alla sua ottava edizione, è ritenuta l’analisi open access più letta e autorevole sui progressi dell’intelligenza artificiale, realizzata mettendo insieme i lavori più significativi sul tema degli ultimi dodici mesi. L’obiettivo del report, dichiarato dagli autori, è di alimentare un dibattito pubblico sullo stato dell’AI, sulla direzione che sta prendendo e sulle implicazioni dei suoi sviluppi per il futuro.

Il report 2025 esamina alcune dimensioni chiave dell’ecosistema AI: ricerca, industria, politica e sicurezza. Altre due parti del documento (313 slide ricche di insight) sono dedicate a un survey tra oltre 1200 professionisti – che indaga modalità di utilizzo, vantaggi percepiti e ostacoli all’implementazione dell’AI nelle organizzazioni – e alle previsioni sui principali sviluppi futuri di queste tecnologie.

Quest’ultima sezione è particolarmente preziosa perché gli autori non si limitano a guardare avanti, ma analizzano anche l’accuratezza delle loro previsioni passate, ammettendo errori e successi. Un esercizio di onestà intellettuale raro, che rende le loro nuove previsioni per il 2026 ancora più affidabili.

In questo articolo analizziamo brevemente i principali insight del report State of AI 2025, soffermandoci poi su cosa potrebbe accadere nel campo dell’intelligenza artificiale nel 2026.     

I principali insight: cosa è emerso nel 2024-2025

Prima di esplorare cosa potrebbe accadere nei prossimi dodici mesi, vale la pena fare una panoramica su alcuni dei principali takeaway segnalati dagli autori del report.

1. Il 2024 è stato l’anno del reasoning, cioè la capacità dei modelli AI di “ragionare” su un problema prima di rispondere, mostrando il processo di pensiero passo dopo passo. OpenAI, Google, Anthropic e DeepSeek si sono alternati nella leadership in questo campo, portando i metodi “pensa-poi-rispondi” direttamente nei loro prodotti commerciali come OpenAI o1, Claude 3.5 Sonnet con extended thinking, DeepSeek-R1 e Gemini 2.0 Flash Thinking.

2. L’AI diventa business concreto. Il 44% delle imprese statunitensi paga oggi per strumenti di AI, con contratti medi di 530.000 dollari. Si tratta di un balzo impressionante rispetto al 5% del 2023. Le startup che hanno costruito il loro business attorno all’intelligenza artificiale crescono una volta e mezza più velocemente dei concorrenti tradizionali.

3. È iniziata l’era industriale dell’intelligenza artificiale. Progetti come Stargate di OpenAI, cioè data center capaci di consumare diversi gigawatt di elettricità, l’equivalente del fabbisogno di una città, segnalano l’inizio di una nuova fase: quella delle infrastrutture su scala nazionale finanziate da fondi sovrani di Stati Uniti, Emirati Arabi e Cina. Ma questa corsa alla potenza computazionale si scontra con un limite fisico inatteso: l’approvvigionamento energetico. La domanda di elettricità per alimentare questi data center sta diventando il principale vincolo alla crescita, più ancora della disponibilità di chip o capitali.

4. Dal dibattito filosofico ai problemi concreti. Il dibattito sul rischio esistenziale legato all’intelligenza artificiale – lo scenario apocalittico di macchine che sfuggono al controllo umano – si è raffreddato. Al suo posto sono emerse questioni più immediate e concrete: quanto sono affidabili questi sistemi? Come proteggerli da attacchi informatici? Come governare nel lungo periodo tecnologie sempre più autonome?

5. L’adozione dell’AI è ormai diventata mainstream. Lo State of AI 2025 include anche il primo survey condotto da Air Street Capital coinvolgendo oltre 1200 professionisti che utilizzano l’AI. Oltre il 95% degli intervistati utilizza l’intelligenza artificiale sia al lavoro che nella vita personale, e il 76% paga strumenti AI di tasca propria. Il 92% degli intervistati riporta guadagni di produttività tangibili grazie ai servizi di AI generativa. Tuttavia, emergono anche ostacoli significativi alla scalabilità dell’AI all’interno delle organizzazioni: i principali sono il tempo necessario per rendere i sistemi affidabili, le preoccupazioni sulla privacy dei dati, la mancanza di competenze interne, i costi, le difficoltà di integrazione e l’incertezza sul ritorno dell’investimento.

Previsioni intelligenza artificiale 2026: cosa accadrà nei prossimi 12 mesi

Una delle sezioni più interessanti del report contiene dieci previsioni su ciò che potrà accadere nel campo dell’intelligenza artificiale nel 2026. Vediamole nel dettaglio.

1. Agenti AI nel retail: oltre il 5% delle vendite online. Secondo il report, nei prossimi 12 mesi un grande retailer registrerà più del 5% delle vendite online tramite checkout gestito da agenti AI, mentre la spesa pubblicitaria per agenti AI raggiungerà i 5 miliardi di dollari. Non si tratta più di chatbot per l’assistenza clienti, ma di agenti autonomi che guidano l’intero processo d’acquisto, dalla scoperta del prodotto alla transazione finale, ridefinendo le abitudini di consumo delle persone e la customer experience.

2. Open source come strategia politica. Lo State of AI prevede che un’importante azienda AI tornerà a rendere open source i propri modelli più avanzati per conquistare il favore dell’attuale amministrazione statunitense. Una mossa che intreccia tecnologia e diplomazia politica.

3. Scoperte scientifiche end-to-end. Gli open-ended agent – sistemi AI autonomi capaci di operare senza istruzioni rigide, definendo da soli obiettivi e adattando le proprie strategie – completeranno una scoperta scientifica significativa dall’inizio alla fine: ipotesi, esperimenti, iterazioni e pubblicazione del paper. L’AI non sarà più solo assistente dei ricercatori, ma diventerà una ricercatrice autonoma.

4. Un cyberattacco AI innescherà un dibattito in sede NATO e/o ONU. Un attacco informatico guidato da deepfake e agenti AI scatenerà il primo dibattito d’emergenza a livello della NATO o dell’ONU sul tema della sicurezza dell’intelligenza artificiale. Il confine tra minaccia tecnologica e minaccia alla sicurezza nazionale diventerà labile.

5. Videogioco generativo in tempo reale virale su Twitch. Sul fronte dell’entertainment, secondo il report un videogioco generativo in tempo reale diventerà il titolo più seguito del 2026 su Twitch, piattaforma streaming preferita dagli appassionati del gaming. L’intrattenimento AI dimostrerà così di poter competere con produzioni tradizionali.

6. L’AI neutrality emergerà come dottrina di politica estera per quei Paesi che non possono o non riescono a sviluppare una propria sovranità AI, cioè la capacità di sviluppare e controllare autonomamente le proprie tecnologie AI senza dipendere da modelli, chip o infrastrutture straniere. L’AI neutrality emergerà come una sorta di non-allineamento digitale, simile a quanto accadde durante la Guerra Fredda, quando alcuni Paesi scelsero di non allinearsi con nessuno dei due blocchi (capitalista e comunista). 

7. Cinema AI: successo di pubblico e polemiche. Secondo gli autori del report,un film o un cortometraggio prodotto con l’utilizzo significativo di AI guadagnerà un ampio consenso tra il pubblico, ma scatenerà reazioni violente da parte degli addetti ai lavori. La tensione tra innovazione creativa e difesa del lavoro umano raggiungerà un punto critico.

8. La Cina supera gli USA su benchmark specifici. Nel corso del 2026 secondo il report la leadership degli Usa nel campo dell’AI sarà messa in dubbio da un evento: un’azienda AI cinese supererà una concorrente statunitense su benchmark indipendenti che confrontano le prestazioni dei modelli AI più avanzati, come LMArena o Artificial Analysis.

9. L’effetto NIMBY si estende ai data center. L’acronimo Nimby (Not in my back yard, cioè “non nel cortile di casa mia”) descrive il fenomeno per cui una comunità locale si oppone alla costruzione di opere o infrastrutture sul proprio territorio perché potenzialmente dannose, anche se ne riconosce l’utilità a un livello più generale. Secondo il report, il fenomeno si estenderà anche ai data center e attraverserà gli Stati Uniti – Paese in cui secondo l’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) si concentra la maggior parte dei data center, con oltre 3.000 strutture – influenzando elezioni di medio termine e governatoriali nel 2026. L’energia necessaria all’AI diventerà così una questione elettorale locale.

10. Battaglia legale su legislazione statale AI. Il presidente degli Usa Donald Trump emetterà un ordine esecutivo per vietare legislazioni statali sull’AI, che verrà poi dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema. Il report prevede dunque un aspro confronto tra federalismo e regolamentazione tecnologica.

Le previsioni 2024: cosa si è avverato e cosa no

A corroborare l’affidabilità delle previsioni contenute nel report è il track record di quelle della precedente edizione. Delle dieci previsioni presenti nello State of AI 2024, infatti, cinque si sono avverate interamente, una solo parzialmente e quattro non si sono avverate. Un livello di accuratezza che, in un settore in così rapida evoluzione e in tempi di grande incertezza, è tutt’altro che disprezzabile.

Cosa si è verificato

Queste le previsioni del report State of AI 2024 che si sono avverate:

  • Formula Bot, un’app creata da persone senza expertise in programmazione che hanno utilizzato uno dei tool AI no-code, è diventata virale raggiungendo 100.000 visitatori da Reddit in una notte e generando 30.000 dollari nei primi tre mesi.
  • Molti grandi player dell’AI hanno effettivamente modificato le loro pratiche di raccolta dati dopo controversie legali. Anthropic ha ad esempio raggiunto un accordo da 1,5 miliardi con alcuni autori, mentre OpenAI ha stretto una partnership sui contenuti con Future Publishing, l’editore del magazine Marie Claire negli USA e in UK.
  • Il modello cinese DeepSeek-R1 ha superato o1 di OpenAI nei principali benchmark di reasoning, confermando che l’open source può competere al vertice.
  • NVIDIA, colosso tecnologico nel campo dei microprocessori, ha mantenuto la sua posizione dominante senza che i principali competitor siano riusciti a erodere fette di mercato significative.
  • The AI Scientist, un sistema di intelligenza artificiale, ha generato autonomamente un paper scientifico che è stato accettato a un workshop della prestigiosa conferenza ICLR (International Conference on Learning Representations). È stata la prima volta che un lavoro completamente prodotto dall’intelligenza artificiale – dall’idea iniziale alla stesura finale – è stato riconosciuto dalla comunità scientifica accademica.

Si è avverata solo in parte la previsione che un grande investimento sovrano avrebbe innescato preoccupazioni di sicurezza nazionale. Nella realtà, gli investimenti sovrani si sono materializzati più come partnership infrastrutturali che come acquisizioni dirette di quote nelle aziende AI.

Cosa non si è verificato

Queste invece le previsioni del report 2024 che non si sono avverate.

  • L’AI Act europeo non si è rivelato più morbido del previsto. La Commissione europea ha scelto infatti un approccio graduale, affidandosi inizialmente a un codice di condotta volontario per i modelli AI generici (GPAI, General purpose AI). A questo, però, seguiranno regole vincolanti;
  • gli investimenti in robot umanoidi, che lo State of AI 2024 prevedeva in calo, sono invece saliti a 3 miliardi di dollari nel 2025;
  • Apple Intelligence, il sistema di AI integrato nei sistemi operativi dell’azienda di Cupertino, è arrivato con molti modelli on-device contribuendo alla diffusione di smartphone AI-capable, ma non ha generato l’accelerazione di mercato prevista;
  • un videogioco in cui gli elementi di gioco (personaggi, dialoghi, ambientazioni) sono generati dinamicamente dall’AI generativa non è ancora diventato un fenomeno virale.  

Lezioni apprese

Il pattern sembra chiaro: le previsioni su trend tecnologici incrementali (modelli che migliorano, paper che vengono accettati, strumenti no-code che si diffondono) si sono rivelate più affidabili.

Le previsioni su adozione consumer, dinamiche di mercato e regolamentazione si sono rivelate invece più incerte, perché dipendono da fattori umani, economici e politici meno prevedibili.

Questa consapevolezza aiuta a calibrare le aspettative per il 2026: le previsioni sulle capacità tecniche degli agenti AI hanno probabilità più alte di avverarsi rispetto a quelle su comportamenti politici specifici.

Conclusioni: navigare l’incertezza

Le previsioni intelligenza artificiale 2026 dello State of AI Report non sono certezze, ma bussole per orientarsi in un territorio in rapida trasformazione. Per le aziende e i professionisti queste previsioni offrono spunti strategici concreti.

L’ascesa degli agenti AI nel retail suggerisce ad esempio che il commercio elettronico sta per attraversare una trasformazione profonda.

Bisogna pensare a come sistemi autonomi guideranno le decisioni d’acquisto dei clienti e a come cambieranno le abitudini delle persone e la customer experience, e per farlo può essere utile fare envisioning by design: un approccio che la Independent design company logotel adotta per immaginare e dare forma a futuri possibili e desiderabili, con un focus sulle relazioni tra le persone che abiteranno quei futuri, e modellizzare i bisogni che cambiano, facendoli evolvere nel tempo.

L’emergere dell’AI neutrality come dottrina geopolitica ci ricorda invece che l’accesso alla tecnologia AI diventerà un fattore di sovranità nazionale, con implicazioni per catene di fornitura, partnership internazionali e competitività industriale. Una geopolitica digitale che si sovrappone sempre di più alla geopolitica tradizionale.

Al di là delle previsioni specifiche, il 2026 sarà probabilmente l’anno in cui l’AI passerà – e per certi versi, dovrà passare – dalla fase dell’hype a quella di “utilità critica”. Non si tratterà più di stupirci di cosa l’AI può fare, ma di capire come integrarla strutturalmente nei nostri processi, nelle nostre strategie, nelle nostre organizzazioni. E in questo percorso, report come questo – con la loro miscela di ambizione predittiva e profondità analitica – rappresentano alleati preziosi per anticipare il cambiamento senza farsi travolgere dall’hype.