Prompt engineering: la competenza trasversale per l’era dell’AI generativa

La capacità di comunicare efficacemente con i modelli AI si sta trasformando da competenza di nicchia a requisito fondamentale e trasversale per il futuro del lavoro.

Prompt engineer, chi era costui? Parafrasando Manzoni, si potrebbe dire che una delle professioni legate all’AI che si riteneva più promettenti appena un paio di anni fa, è già in forte declino.

Non lo è però la competenza chiave sottesa a quella che, forse, non era corretto definire una professione: l’abilità di formulare istruzioni precise ed efficaci per i modelli di intelligenza artificiale.

Il prompt engineering ha infatti vissuto una rapida trasformazione negli ultimi anni. Emersa come specializzazione tecnica riservata a pochi esperti, è diventata una competenza sempre più richiesta e trasversale, capace di fare la differenza in molteplici settori professionali.

Nel 2023, il ruolo di prompt engineer era stato acclamato come una delle professioni più promettenti nella tecnologia, con prospettive di stipendi fino a 200.000 dollari negli Stati Uniti. Tuttavia, lo scenario è cambiato rapidamente.

Come evidenziato dal Wall Street Journal nel recente articolo The Hottest AI Job of 2023 Is Already Obsolete,grandi aziende come Nationwide, Carhartt e New York Life confermano di non aver mai assunto prompt engineer dedicati, preferendo integrare queste competenze nei ruoli esistenti.

Da professione a competenza trasversale

Questo cambiamento non significa che il prompt engineering stia perdendo rilevanza; al contrario, sta diventando una competenza essenziale e trasversale. I miglioramenti nei modelli linguistici, ora più capaci di interpretare l’intento dell’utente e di formulare domande di chiarimento, hanno reso più accessibile l’interazione con l’AI, ma hanno anche aumentato l’importanza di saper guidare questi strumenti con precisione.

Jared Spataro, Chief marketing officer di AI at Work presso Microsoft, nell’articolo del Wsj sottolinea come i modelli più avanzati siano progettati per dialogare in maniera iterativa, comprendere il contesto e gestire anche input imperfetti. Questo significa che la capacità di formulare prompt efficaci diventa cruciale non solo per specialisti, ma per chiunque intenda sfruttare al meglio gli strumenti di AI generativa.

Il prompt engineering sembra dunque essere già tramontato come professione, come specializzazione verticale. Ma, al contrario, è in forte ascesa in quanto competenza trasversale.

Prompt, prompt engineer e prompt designer

Prima di procedere oltre con l’articolo, cerchiamo di fissare alcune definizioni e distinzioni tra termini. Non è facile, anche perché quando si parla di AI i perimetri di alcuni concetti e le frontiere di ciò che è noto si spostano velocemente.

Per prompt, secondo quanto scrive il professor Federico Cabitza nel glossario in coda al libretto Intelligenza artificiale generativa pubblicato dal Corriere della sera, si intende “l’input iniziale, la domanda, la richiesta, (letteralmente) lo spunto, che è fornito dall’utente al sistema AI perché questi gli generi una risposta pertinente, accurata e adeguata”.

Il prompt engineering, riporta IBM sul proprio sito, “aiuta i modelli di AI generativa a comprendere meglio un’ampia gamma di quesiti, da quelli più semplici a quelli dal contenuto altamente tecnico, e a darvi risposta”, secondo la regola fondamentale: “istruzioni di qualità determinano risultati di qualità”.

Leggermente diverso è il concetto di prompt design. Sebbene utilizzati a volte come sinonimi, il prompt design si concentra principalmente sugli aspetti creativi e comunicativi della formulazione delle istruzioni, ponendo l’accento sull’esperienza utente, la chiarezza comunicativa e l’efficacia del messaggio. Il report Design economy 2025 di Fondazione Symbola indica il prompt design come una professione e individua i prompt designer come le principali figure in ascesa nel campo del design.

Il prompt engineering ha un’impronta più tecnica e sistematica, concentrandosi sull’ottimizzazione strutturale delle istruzioni per massimizzare le prestazioni dei modelli AI attraverso tecniche specifiche e parametri avanzati.

Il prompt engineering come competenza fondamentale

Chiariti un po’ di concetti, a sottolineare l’importanza del prompt engineering come competenza trasversale ci ha pensato recentemente Google. Il colosso di Mountain View ha rilasciato una masterclass completa di 69 pagine sul prompt engineering, che approfondisce tecniche come:

  • prompting zero-shot, one-shot e few-shot: cioè strategie per guidare il modello AI con nessuno, uno o pochi esempi all’interno del prompt stesso;
  • Prompting di sistema e di ruolo (role prompting): istruzioni che definiscono il comportamento generale e i vincoli dell’AI;
  • chain-of-thought (CoT): tecniche che incoraggiano l’AI a scomporre problemi complessi in passaggi intermedi;
  • ReAct: un framework che combina ragionamento e azione per consentire all’AI di interagire con strumenti esterni.

Queste metodologie dimostrano come il prompt engineering sia molto più di una semplice formulazione di domande: è un’abilità strategica che consente di sbloccare il pieno potenziale dei modelli AI.

L’integrazione nelle competenze professionali esistenti

Invece di investire nella creazione di una nuova figura professionale, come si era ipotizzato alcuni anni fa, le aziende stanno scommettendo nell’integrazione delle competenze di prompt engineering nei ruoli esistenti.

Nationwide, ad esempio, ha lanciato un programma aziendale di alfabetizzazione sull’uso dell’AI, dove il miglioramento delle capacità di prompting è tra i corsi più seguiti. Jim Fowler, CTO dell’azienda di assicurazioni e servizi finanziari statunitense, spiega che le competenze di prompting stanno diventando parte integrante di molti ruoli esistenti, piuttosto che costituire una specializzazione separata.

Un recente sondaggio promosso da Microsoft su 31 mila lavoratori in 31 Paesi ha mostrato come il prompt engineering si collochi ormai tra le ultime priorità di assunzione come ruolo dedicato, superato da profili come AI trainer, AI data specialist e AI security specialist.

Ma un recente elenco pubblicato da Udemy Business sulle skill più richieste per lavorare con l’AI posiziona il prompt engineering al secondo posto: ulteriore segno di come la capacità di “dialogare” con le macchine sarà una sorta di basic di cui nessuno potrà fare a meno.   

Le figure “ponte” nell’era dell’AI

Il prompt engineering è l’emblema di come, nell’evoluzione delle professioni legate all’intelligenza artificiale, serva sempre di più costruire ponti tra esseri umani e macchine sempre più smart, potenti e al tempo stesso accessibili.

Una tendenza ben descritta da Francesco Bertolino in un articolo sul Corriere della sera, in cui parlando del declino del prompt engineer come professione, l’autore sottolinea l’importanza degli “ufficiali di collegamento, ossia le persone in grado di combinare competenze tecnologiche e divulgative per formare i dipendenti e aiutarli a sfruttare appieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale”.

“Se, come si dice, il futuro del lavoro sarà sempre più nell’integrazione fra uomo e macchina, allora è indispensabile capire persone e robot possano ‘comprendersi’ e collaborare al meglio”, prosegue Bertolino.

Competenze umanistiche e tecniche: una nuova convergenza

Il prompt engineering rappresenta un perfetto esempio di convergenza tra discipline umanistiche e tecniche. La capacità di formulare istruzioni chiare, contestualizzate e strategiche richiede:

  • comprensione profonda del linguaggio naturale;
  • capacità di strutturare il pensiero in modo logico;
  • conoscenza dei limiti e delle potenzialità dei modelli AI;
  • creatività nel trovare approcci alternativi ai problemi.

Questa convergenza di competenze rende il prompt engineering particolarmente interessante per professionisti con background diversificati, dalle scienze umane all’informatica, dal marketing alla strategia aziendale.

La capacità di interagire efficacemente con i modelli di intelligenza artificiale diventerà sempre più un requisito fondamentale in molti settori, dalla comunicazione al design, dal marketing alla gestione dei progetti. Non si tratta solo di saper “parlare” con l’AI, ma di comprendere come strutturare problemi complessi in modo che possano essere affrontati efficacemente con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.

Conclusioni

Il prompt engineering rappresenta oggi una delle competenze trasversali più rilevanti nell’era dell’AI generativa. Non è più solo una specializzazione tecnica riservata a pochi esperti, ma una competenza fondamentale che permette di sfruttare al meglio il potenziale dell’intelligenza artificiale.

Come evidenziato dalla masterclass di Google citata in precedenza, “la prompt engineering non è più una competenza supplementare, ma una competenza fondamentale. È il fattore chiave di differenziazione che separa gli utenti occasionali di IA da coloro che possono veramente guidare e innovare con questa potente tecnologia”.

In un mondo in cui l’interazione con l’intelligenza artificiale diventa sempre più centrale, saper formulare prompt efficaci rappresenta il ponte fondamentale tra le intenzioni umane e le capacità dell’AI.

In sintesi: non esisterà più (e forse non è mai esistito) il prompt engineer come professionista, ma dovremo tutti integrare capacità di prompt engineering tra le nostre competenze se vorremo dialogare meglio con le AI e utilizzarle per generare reale valore per noi, le nostre aziende e le nostre comunità.

Perché superare “l’AIndividualismo”, come ha detto dal palco dell’AI WEEK la co-founder, General manager e Chief design officer di Logotel, Cristina Favini, è fondamentale affinché l’AI sprigioni in modo efficace la sua potenza trasformativa.